Amanita ovoidea (Bull. : Fr.) Link

A. leucocephala (DC.) Pers. - A. gigantea Richon. - A. alba Pers. - Agaricus regius Fr.

farinaccio, ovolo bianco

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Amanita ovoidea

Principali caratteri identificativi: I caratteri macroscopici di A. ovoidea che subito colpiscono sono sicuramente l’enorme taglia, con cappello fino a 25 cm, e l’elevato peso specifico. Altri caratteri determinanti sono la colorazione bianca in tutte le parti dello sporoforo, con la sola eccezione di sfumature ocracee sparse negli esemplari adulti, specialmente nella volva, l’anello inconsistente, cremoso e fugace, che si dissolve e cade a fiocchi o che rimane in forma di brandelli al bordo del cappello, e la volva arrotondata, aperta a sacco sul gambo. La carne è compatta e anch’essa bianca, consistente, con odore e sapore forti, decisamente sgradevoli e nauseanti.

Caratteri microscopici: Le spore sono ellittiche, ialine (trasparenti), lisce, bianche in massa, con dimensioni medie 8-10 × 7-9 µm.

Habitat e fenologia: A. ovoidea è una specie termofila, tipicamente associata agli ambienti mediterranei, localmente comune e abbondante nei querceti e nelle pinete costiere o di media collina, specialmente su terreno sabbioso. In caso di sufficiente pioggia inizia a fruttificare dall’estate e continua fino all’autunno inoltrato, specialmente nei boschi litoranei, dove il clima diviene rigido solo tardivamente.

Commestibilità: Per gli scadenti caratteri organolettici, è da ritenere specie non commestibile, nonostante venga localmente consumata (vedere curiosità a fianco). Inoltre, è stato dimostrato che può causare problemi digestivi di tipo gastroenterico.

Specie a confronto: La specie più simile ad A. ovoidea è A. proxima Dumée, anch’essa abbastanza comune anche se molto meno conosciuta e poco riportata sui testi, che, in quanto sicuramente tossica, è bene differenziare correttamente. Le differenze principali sono il velo generale, cioè volva ed eventuali residui a placche sul cappello, che in A. proxima è di colore ocra anziché bianco, fin dai primi stadi di sviluppo e in netto contrasto con gambo, lamelle e cappello che restano bianchi, e l’anello persistente, membranoso e ben formato in A. proxima, anziché fioccoso e fugace come in A. ovoidea. Altre differenze apprezzabili solo in media sono la taglia minore di A. proxima, con portamento più slanciato e odore meno accentuato.
A. strobiliformis (Paulet ex Vittad.) Bertill., anch'essa con anello fioccoso, si riconosce per le verruche piramidali sul cappello.
Una nota a parte merita A. aminoaliphatica Filippi, specie controversa, creata nel 1985, comunque nomenclaturalmente invalida, che, secondo il parere della maggior parte degli esperti del genere, sarebbe da ritenere una semplice forma di A. proxima, con caratteri non tipici, probabilmente raccolta in condizioni ambientali estreme oppure, come ipotizzato in qualche testo, invasa da parassiti.

Inquadramento:

    • DIVISIONE: Basidiomycota
    • SUBDIVISIONE: Agaricomycotina
    • CLASSE: Agaricomycetes
    • SUBCLASSE: Agaricomycetidae
    • ORDINE: Agaricales
    • FAMIGLIA: Amanitaceae

      Note e curiosità: In alcune località della Toscana, specialmente nelle zone del litorale dove è conosciuta come farinaccio in virtù della consistenza farinosa del velo, segnaliamo che, nonostante odore e sapore poco invitanti (per non dire disgustosi) A. ovoidea è stata fino a pochi anni fa molto ricercata ed apprezzata, addirittura consumata cruda. Questo dimostra quanto la tradizione del consumo come gesto ormai abituale e tramandato dal passato, motivato un tempo dalla necessità di nutrirsi a basso costo e con poche possibilità di scelta, influenzi la valutazione della qualità di un alimento che, in questo caso, è difficile classificare come commestibile.